
José Antonio Primo de Rivera (Madrid, 24 aprile 1903 / Alicante, 20 novembre 1936), di origini alto borghesi, era il figlio del generale Miguel Primo de Rivera, che fu dittatore di Spagna dal 1923 al 1930. José Antonio era avvocato e fu editore del giornale di estrema destra “El Fascio” e del periodico “ABC”. Nel 1933 fondò la Falange Spagnola (o Falange Azzurra, poi, dopo la sua morte, anche del Cristo Re o del Sacro Cuore di Gesù), che aveva come programma quello di rendere la Spagna uno stato a ispirazione definiamo fascista, trascendente la lotta di classe. Nelle elezioni generali della primavera del 1936 la Falange ottenne solo lo 0,7% dei voti, ma crebbe rapidamente e in luglio contava già 40.000 membri iscritti. Primo de Rivera fu un sostenitore della rivolta militare del luglio 1936 contro il governo repubblicano e durante la Guerra Civile Spagnola la Falange divenne il movimento politico dominante tra i nazionalisti. Fu lo stesso de Rivera che scrisse il testo dell’inno falangista “Cara al Sol”.
Nel 1936 il governo repubblicano dichiarò illegale la Falange, in quanto responsabile di disordini pubblici, tra cui il tentato omicidio del professore di diritto Luis Jiménez de Asúa, e ne arrestò il capo, cioè de Rivera, e lo rinchiuse prima nel Carcere Modello di Madrid poi, dal 5 giugno, ad Alicante, dove si trovava quando il 18 luglio si attuò il colpo di stato militare di Emilio Mola e Francisco Franco, che diede il via alla Guerra Civile (1936-39). José Antonio rimase prigioniero ad Alicante fino a quando venne giustiziato il 20 novembre 1936. Il regime di Francisco Franco sviluppò un culto della personalità attorno a de Rivera. Egli era un “martire della Crociata” (si veda “El Ausente”… “L’Assente”). Sui muri esterni di ogni parrocchia spagnola fu posta per ordine di Franco (El Caudillo) una targa che commemorava i soldati locali morti duante la Guerra Civile (”Caídos por Dios y por España”… “Caduti per Dio e la Spagna”). Il nome di de Rivera era il primo della lista su ogni targa e il nome José Antonio divenne molto diffuso in Spagna. La sorella di José Antonio, Pilar Primo de Rivera, fondò la Sección Femenina (il ramo femminile della Falange). La Sección Femenina svolse un gigantesco lavoro ricompilando sistematicamente tutte le differenti tradizioni delle regioni spagnole (gastronomia, musica, danze etc.). Franco ordinò la costruzione (tramite il lavoro forzato dei prigionieri politici) del mausoleo della Valle de los Caídos, dove oggi giace il corpo di de Rivera. Quasi quarant’anni dopo (nel 1975), il 20 novembre (giorno in cui venne fucilato José Antonio), Franco morì (era stato tenuto in vita tramite accanimento terapeutico proprio per questo) e il suo corpo fu sepolto a fianco di quello di de Rivera.
José Antonio non considerava il suo movimento (chiamato nazionalsindacalismo) come fascista, in quanto i due avevano in comune solo l’esaltazione del concetto nazionale. Il 20 novembre rimane ancora una data simbolica per l’estrema destra spagnola ed europea. L’ultima statua rimasta in Spagna di Primo de Rivera venne rimossa da Guadalajara nel marzo 2005 dopo che il governo decise che non era adatta per uno stato democratico. C’era anche la preoccupazione che fosse divenuta un luogo di pellegrinaggio per gli estremisti di destra di tutto il continente (… ed era vero).
Il movimento politico denominato Falange Espanola (y de las J.O.N.S.) nacque, come ho scritto sopra, nei primi anni ‘30 a Madrid dall’Unione della Falange di Josè Antonio Primo de Rivera con le Juntas de las Ofensivas Nacional Sindacalistas (oppunto J.O.N.S.) di Onesino Redondo Ortega e Ramiro Ledesma Ramos.

José Antonio Primo de Rivera e Ramiro Ledesma Ramos
Il movimento, che si definiva nazional-sindacalista, proponeva un programma di tipo rivoluzionario, in parte ispirato ai movimenti nazionalisti/fascisti europei dell’epoca, che coniugava il rispetto dei tradizionali valori storici spagnoli con una politica di forte rivolgimento sociale caratterizzata dall’instaurazione di un ordinamento di tipo corporativo, dalla socializzazione dei mezzi di produzione e dal superamento della democrazia parlamentare a favore di nuovi strumenti di partecipazione popolare (”verticalismo totalitario”). Ebbe sempre un forte orientamento nazionalista, anti socialista e anti liberale. Il nuovo raggruppamento fu presentato il 4 marzo del 1934 al Teatro Calderon di Valladolid in conseguenza dell’accordo del precedente 13 febbraio tra Primo de Rivera e Ramiro Ledesma. I simboli del nuovo movimento furono la bandiera rossa e nera delle J.O.N.S. e il giogo, con un fascio di cinque frecce, tradizionale emblema dei primi Re cristiano-cattolici.
Nell’ottobre del 1934 si tenne il primo Consiglio Nazionale a Madrid durante il quale Josè Antonio fu nominato capo unico e furono adottati la famosa Camisa Azul (Camicia Azzurra), come uniforme, e il saluto romano. Successivamente fu fondato “Arriba Espana” l’organo ufficiale del movimento. Le fortune politiche della Falange procedettero a fasi alterne fino alle elezioni del febbraio 1936 vinte dal Fronte Popolare; da quel momento i militanti del movimento crebbero costantemente, passando dai 40.000 del 1936 agli oltre 500.000 del 1939 (questo alla fine della Guerra Civile). Come ho detto, il 14 marzo 1936 José Antonio fu arrestato dalla polizia politica dopo che la sua elezione nel distretto di Cuenca era stata invalidata per privarlo dell’immunità parlamentare. Il 18 luglio con l’Alzamiento (il colpo di stato) militare guidato dai generali Francisco Franco, Emilio Mola e Josè Sanjurjo scoppiò la Guerra Civile e il successivo 20 novembre, dopo un processo sommario di dubbia legalità, tenutosi tra il 13 ed il 18 novembre, Josè Antonio venne fucilato nel carcere di Alicante, dove era detenuto. Nei mesi successivi caddero anche tutti gli altri capi del movimento, nessuno dei quali sopravvisse alla guerra. La debolezza politica dei nuovi dirigenti favorì il decreto di unificazione del 19 aprile del 1937 con il quale Franco unì sotto il suo comando i movimenti nazionalisti, fondendo la Falange e la Comunione Tradizionalista nel nuovo Partito Unico “Falange Espanola Tradicional y de las JONS” di cui si autoproclamò (indegnamente) Capo Nazionale (non avendone la statura né morale né politica). La maggior parte dei falangisti, per interesse o paura, accettò la confluenza nel “Movimiento Unificado” di Franco, mentre quelli che si opposero vennero arrestati, processati e alcuni giustiziati. Il capo del movimento, Manuel Hedilla (già fedele a de Rivera e suo segretario), che rifiutava di riconoscere l’autorità politica di Franco, fu condannato a morte per alto tradimento. La condanna venne poi commutata (per non creare disordini), ma Hedilla restò in carcere fino alla fine degli anni ‘40. L’attività politica dei falangisti dissidenti continuò nella clandestinità sino alla morte di Franco. La Falange (diventata del tutto ‘franchista’) partecipò attivamente alla Guerra Civile con suoi reparti militari, che costituivano, in genere, le truppe d’assalto delle divisioni nazionaliste. Successivamente Franco, che non era né diventò mai falangista, ne sterilizzò gradualmente gli impulsi, utilizzando il movimento e la sua ideologia a proprio uso e consumo e per contrapporsi simbolicamente alle ideologie socialista, marxista e liberale che riteneva nemiche della tradizione spagnola. Quindi nel lungo periodo della sua dittatura, la Falange e il suo fondatore restarono sempre e solo vuoti simboli a sostegno di un potere autocratico e grossolano. Il programma politico e sociale della Falange non fu mai realizzato, neppure in minima parte, e dopo la fine degli anni quaranta, con la graduale emarginazione di Serrano Suner (cognato di Franco e capo dei falangisti) i suoi uomini non occuparono più significative posizioni di potere e di governo. Sebbene la Spagna si disse neutrale durante il Secondo Conflitto Mondiale, ‘liberi’ volontari spagnoli (messicani, argentini, uruguayani, paraguayani) inquadrati nella Falange, combatterono a fianco dei nazisti sul fronte orientale, contro i bolscevichi.

Onésimo Redondo Ortega e José Antonio Primo de Rivera
Per concludere: José Antonio è stato un figlio dei suoi tempi e di una Spagna dilaniata da secoli di decadenza politico economica e sospesa tra una destra conservatrice (latifondisti, alto clero e varie componenti monarchiche ancorate a conflitti dinastici e prive del produrre un minimo di rinascita nazionale) e una sinistra fortemente influenzata da una lotta di classe violenta e oltranzista. In questo quadro oltremodo desolante, premonitore di quella che poi sarebbe diventata una guerra fratricida, José Antonio maturò il suo pensiero politico-patriottico-anticlericale (a mio avviso anticipatore di quelle che furono le idee propugnate dal fascismo della RSI). Dopo una brevissima esperienza nelle file monarchiche, che seguì la morte del padre, si rese conto che quella destra era troppo ottusa, vincolata al passato e legata ai propri interessi economici e ai privilegi per poter divenire promotrice della nuova Spagna, così maturò la necessità di creare qualcosa di nuovo nella politica spagnola, slegato da interessi di parte e sensibile ai reali bisogni della comunità nazionale. Nacque così il movimento della Falange che per stessa definizione di Josè Antonio doveva essere un “antipartito”, slegato dalla destra monarchica, clericale e conservatrice, che disprezzava fortemente, e contrapposto, ovviamente, alle sinistre e al sistema democratico-repubblicano instauratosi in Spagna in quegli anni. La Falange doveva formarsi tra le componenti sane della Spagna motivate dall’idea imperiale, ma non nostalgiche, forti di valori millenari, ma non corrotte dalle brame di potere e ottenebrate da una Chiesa ormai priva di umanità e di già lontana dalle sue ‘origini’. Queste componenti erano ovviamente i giovani. Il mito della giovinezza, in parte preso a prestito dal Fascismo Mussoliniano, divenne un cardine della Falange e trovò applicazione pratica nella regola di voler accettare all’interno del movimento solo persone sotto i quarantacinque anni d’età. Il nuovo movimento doveva poi staccarsi dallo “spirito borghese della rassegnazione davanti agli eventi” e divenire artefice del grande progetto di una nuova Spagna poi di una nuova Europa. Questo spirito antiborghese fece avvicinare José Antonio agli ambienti movimentisti dei nazionalsindacalisti di Ledesma Ramos. La componente nazionalsindacalista in cui permanevano forti simpatie anarchiche (da ciò la bandiera rosso-nera falangista), dopo una iniziale e forte diffidenza nei confronti del borghese avvocato castigliano, oltretutto figlio di un dittatore, divenne la spina dorsale del movimento.

José Antonio Primo de Rivera in carcere, pochi attimi prima di venire giustiziato
Infine de Rivera propugnava “la terza via”, cioè l’uomo nobile-aristocratico, nell’accezione alta dei termini, figura tipica di una certa destra ‘estetica’, unito agli ideali e alle rivendicazioni sociali proprie della sinistra. Allo scoppio della Guerra Civile e negli anni precedenti José Antonio non mutò mai idea a riguardo della destra spagnola, così come della sinistra. A chi propugnava l’odio di classe ribatteva l’importanza dell’unità della Patria intesa nel suo significato più alto di unità d’intenti della comunità verso fini più elevati, e a chi cercava di abbattere le profonde ingiustizie sociali prometteva riforme radicali in segno opposto. Quindi, con lo scoppio della Guerra Civile, de Rivera fu imprigionato dalle truppe repubblicane e giustiziato con complice disinteresse di Franco e dei suoi generali. La sinistra repubblicana si sbarazzò, così, dell’unico “soldato politico” che il fronte opposto presentava e la destra, guidata e sorretta dal trucido, opportunista e bieco ‘generalissimo’ Franco, si giovava della perdita di un alleato mai troppo amato (perché fin troppo intellettuale) e ne faceva un martire. I ringraziamenti e le pubbliche ovazioni di Franco al fondatore della Falange furono strumentali a mantenere la componente dottrinariamente più elevata all’interno del suo (basso) regime politico e nessuna riforma reale in senso corporativo fu attuata dal Caudillo (uomo privo di spiritualità e slancio sociale). Alla fine i grandi nemici di Destra e Sinistra di de Rivera ebbero il sopravvento, ma rimangono ancora i suoi scritti a ricordarci la statura di quel sommo utopista e fine uomo di cultura.
2 commenti:
"Il governo sull'uomo da parte dell'uomo è la schiavitù"
"Chiunque mi metta le mani addosso per governarmi è un usurpatore ed un tiranno: io lo proclamo mio nemico"
non essendoci nessuna entità superiore non può esserci altro governo sull'uomo, se non da parte dell'uomo stesso.
L'assenza di regole e di governo genera l'anarchia, l'anarchia genera la sopraffazione del più forte sul più debole.
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